Cambia sin da quest’anno la tassazione sugli affitti abitativi, se il proprietario è una persona fisica, che non agisce come imprenditore o professionista. Diviene possibile,ma non obbligatorio, scegliere di pagare una percentuale fissa sul canone di locazione incassato a sostituzione di tutti i tributi esistenti.
“Tale percentuale - dice l’avv. Enzo Vitiello, responsabile del Dipartimento Politiche dei Consumatori PdL - è il 21% del canone per i normali affitti di 4 più 4 anni di durata e scende al 19% per le cosiddette “locazioni a canone concordato”, peraltro poco diffuse (in genere di 3 più 2anni di durata o quelle brevi, per periodi transitori o per studenti universitari). Le imposte che si vanno a sostituire sono non solo l’Irpef, che si versa con la dichiarazione dei redditi in proporzione alle proprie entrate, ma anche l’imposta di registro (il 2% del canone da versare una volta all’anno) e le imposte di bollo (sulla prima registrazione del contratto di locazione)”.
“ C’è un però. Il proprietario che decida di utilizzare la cedolare secca del 21% perde il diritto a chiedere al suo inquilino l’aggiornamento annuale al costo della vita del canone, nonché qualsiasi altro aggiornamento, anche se previsto contrattualmente “.
“ L’opzione tra la tassazione “normale” e quella della cedolare secca - conclude Vitiello - può essere fatta (per via telematica) dopo la firma del contratto o negli anni successivi (entro i termini per il pagamento dell’imposta di registro). Vincola per tutta la durata residua del contratto, salvo la facoltà di revocarla con modalità che verranno stabilite con futuro provvedimento “.